La permanenza eccessiva davanti allo schermo del PC (o dello smarphone) porta a una serie di disturbi riassunti con questa definizione. Vediamo come è possibile prevenirli
Negli ultimi anni vi è stato un importante aumento del tempo che si trascorre davanti al computer e ad altri sistemi informatici, come smartphone e tablet, sia per lo svolgimento dell’attività lavorativa sia per svago personale: internet, videogiochi, social network, e-commerce, ecc…Sebbene gli studi scientifici escludano un possibile danno da parte di radiazioni ionizzanti e non ionizzanti a carico dell’apparato visivo, l’utilizzo quotidiano e protratto del videoterminale ha portato alla comparsa di una sintomatologia oculare talmente vasta e diffusa che ha preso il nome di “computer vision syndrome”, i cui sintomi principali sono:
- Emicrania: di solito localizzata in regione frontale, rappresenta uno dei sintomi più comunemente riferiti dai videoterminalisti ed è strettamente correlata al tempo di utilizzo del computer.
- Visione annebbiata: viene di solito riferita come una visione di immagini indistinte e sfuocate con contorni mal definiti e l’incapacità di distinguere i dettagli più fini; di solito si associa a difetti refrattivi non adeguatamente corretti con occhiali e lenti a contatto.
- Affaticamento oculare (astenopia): è una condizione caratterizzata da sintomi aspecifici come stanchezza, senso di peso associato a dolore oculare e perioculare, spesso accompagnata dal mal di testa.
- Occhio secco: è un tipo di secchezza diverso da quello che colpisce, per esempio, gli anziani e rappresenta il sintomo cardine della sindrome da visione al computer. È dovuto alla riduzione della frequenza di ammiccamento delle persone sedute davanti al computer con un’iper-evaporazione della lacrima, associato a una sofferenza della superficie oculare e peggiorato dal microclima secco che di solito caratterizza le postazioni di lavoro. I pazienti lamentano bruciore oculare, sensazione di corpo estraneo, occhio rosso e prurito.
- Lacrimazione: più del 10% dei videoterminalisti lamenta sensazione di “occhio bagnato”. In realtà la spiegazione di questo fenomeno è da ricercarsi proprio nella lacrimazione riflessa che si scatena in un soggetto che soffre di occhio secco. Purtroppo, però, la composizione delle lacrime “riflesse” è molto diversa da quella delle lacrime prodotte in condizioni basali, essendo le prime molto più liquide e carenti di mucine e lipidi necessari a svolgere la funzione lubrificante propria del film lacrimale.
Come prevenire tali disturbi?
Innanzitutto è bene precisare che per lavorare al videoterminale è importante avere una buona vista. I difetti di refrazione quali miopia, astigmatismo, ipermetropia e presbiopia se non sono ben corretti (il 20-30 % della popolazione ha difetti alla vista non corretti affatto o in modo insufficiente) possono essere la causa o aggravare i disturbi oculari legati all’affaticamento visivo. L’occhio possiede la capacità di regolare la messa a fuoco degli oggetti in relazione alla loro distanza (accomodazione) ma, poiché questa capacità si riduce progressivamente con l’età matura, sono soprattutto le persone sopra i 40-45 anni (presbiti) che lamentano sintomi di stanchezza lavorando al videoterminale. Sottoponendosi a una visita oculistica è bene far presente che si lavora al videoterminale affinché se ne tenga conto nella scelta degli occhiali. Nei casi di una fisiologica presbiopia bastano occhiali con semplici lenti correttive monofocali. Questi occhiali hanno, rispetto a quelli bifocali e progressivi, un campo visivo più vasto (e costano molto meno). In presenza di un vizio refrattivo associato alla presbiopia, gli occhiali multifocali rappresentano un valido strumento per chi lavora al videoterminale, garantendo una buona visione a ogni distanza, a patto che siano correttamente prescritti, centrati sul viso e ben tollerati.

Anche la postazione di lavoro deve essere progettata in modo tale da facilitare il più possibile l’utilizzo del videoterminale: lo schermo del computer deve essere posto a una distanza corretta, in genere 60-70 cm dal viso e collocato a un’altezza adeguata per evitare affaticamenti dei muscoli della schiena e del collo e per limitare l’eccessiva apertura della rima palpebrale. La luminosità deve essere impostata su un valore in linea con l’ambiente circostante, in modo che gli sfondi bianchi non risultino troppo brillanti e il contrasto va elevato per facilitare la lettura dei caratteri. L’illuminazione deve rendere agevole la digitazione delle lettere della tastiera e la lettura dei testi da immettere, non deve però essere eccessiva risultando fastidiosa la visione del monitor. Il microclima (la temperatura e l’umidità dell’aria, la ventilazione, il dispendio energetico, il calore radiante etc…) è un elemento fondamentale per il benessere dei lavoratori che utilizzano il computer: all’interno del luogo di lavoro è preferibile mantenere una temperatura stabile intorno ai 20°C in inverno e 26°C in estate, evitando così grossi sbalzi termici in entrata e in uscita dall’ufficio; l’umidità dell’aria deve essere mantenuta fra il 40% e il 60%. Inoltre, la postazione di lavoro non deve essere posta in vicinanza di fonti di calore, né in prossimità di bocchette di ventilazione o di zone di correnti d’aria e, quando non sia presente un sistema di aria condizionata, è opportuno areare i locali per eliminare il calore prodotto dai videoterminali, soprattutto in ambienti ristretti nei quali siano presenti più unità.
La secchezza dell’aria unita alla riduzione della frequenza di chiusura delle palpebre (ammiccamento) comportano un’eccessiva evaporazione del film lacrimale, da cui derivano lacrimazione, sensazione di corpo estraneo, iperemia e bruciore oculare, sintomi riconducibili all’occhio secco. Oltre all’umidificazione dell’ambiente e all’introduzione di pause lavorative, la prevenzione della secchezza oculare si avvale dell’instillazione di soluzioni lubrificanti: i sostituti lacrimali (lacrime artificiali). Il termine “lacrime artificiali” è una definizione poco appropriata per la maggior parte dei prodotti che si identificano come tali, perché la loro composizione non è uguale a quella delle lacrime umane; queste ultime, infatti, contengono una serie di proteine e altri componenti assenti nei sostituti lacrimali ed essenziali per la salute e il comfort oculare. I sostituti lacrimali disponibili in commercio sono principalmente colliri e gel, in formulazione multidose e monodose, aventi composizione e viscosità diversa. Il tipo di lacrima artificiale e la frequenza di instillazione variano in base alle caratteristiche del paziente e del discomfort oculare, in genere si consiglia di instillare più volte al giorno colliri senza conservanti, preferendo soluzioni meno dense per evitare annebbiamenti visivi fastidiosi.