Glaucoma, ‘il ladro silenzioso’

Si caratterizza per la mancanza di sintomatologia ed è capace di creare un danno progressivo e irreparabile a livello delle fibre nervose del nervo ottico

Il glaucoma è una patologia tanto insidiosa da aver meritato la definizione di “ladro silenzioso”. Infatti, praticamente senza sintomi, è in grado di creare un danno progressivo e irreparabile a livello delle fibre nervose del nervo ottico. È quindi una malattia del nervo ottico e costituisce una delle prime cause di cecità a livello mondiale, ma, se tempestivamente diagnosticato e adeguatamente trattato, è possibile evitarne la progressione e garantire una buona qualità di vita per i pazienti.

Fattori di rischio

Il principale fattore di rischio per lo sviluppo del glaucoma è l’aumento della pressione intraoculare.  Oltre a questo, anche l’età è un aspetto importante per lo sviluppo della malattia glaucomatosa: nella nostra razza la malattia si manifesta in genere dopo i 40 anni e con un picco intorno agli 80. La predisposizione genetica costituisce un altro fattore cruciale: la familiarità gioca un ruolo così importante che i parenti dei pazienti glaucomatosi devono essere sottoposti a controlli oculistici più precoci e più frequenti rispetto al resto della popolazione, dato l’alto rischio di sviluppare la malattia.

In Europa il tipo più comune di glaucoma è quello cosiddetto “ad angolo aperto”. Una forma nella quale il paziente è di solito completamente asintomatico e presenta un’acuità visiva normale, la pressione intraoculare non supera in genere i 30-35mmHg e non si manifestano particolari fastidi come cefalea o sensazione di pesantezza oculare. Data la totale mancanza di sintomi, l’unico modo per scoprire di esserne affetti è sottoporsi a una visita specialistica, nella quale l’oculista misurerà la pressione oculare e osserverà la parte iniziale del nervo ottico (papilla ottica) che può evidenziare i segni classici della sofferenza glaucomatosa. L’esame cardine per la valutazione e il controllo del glaucoma è rappresentato dal campo visivo che mette in evidenza un danno molto variabile a seconda dello stadio della malattia e del ritardo con il quale si è intervenuti: si va da semplici difetti localizzati, segno di una sofferenza di poche fibre, ai grossi difetti estesi, a campi visivi strettissimi (tubulari) nei quali è conservata solo la visione centrale, fino alla cecità completa. Insieme al campo visivo, possono essere richiesti esami aggiuntivi che studiano la forma della papilla ottica (HRT) e la salute delle fibre nervose (GDX e OCT) e che permettono una più accurata valutazione della progressione del danno glaucomatoso negli anni, al fine di mettere in atto la strategia terapeutica migliore per il singolo paziente. Accanto alla forma “ad angolo aperto”, vi è un tipo di glaucoma definito “ad angolo stretto” (più frequente nei paesi asiatici): una variante caratterizzata da una pressione oculare più alta e da danni al nervo ottico più precoci e legata alla particolare anatomia degli occhi di questi pazienti. L’evento drammatico che caratterizza questa variante di glaucoma è il cosiddetto “attacco acuto”.

Quale terapia

La terapia del glaucoma è volta all’abbassamento della pressione intraoculare, al momento l’unico fattore di rischio universalmente riconosciuto come predominante nello sviluppo del danno a carico del nervo ottico e sul quale si può intervenire con terapia medica, para-chirurgica (laser) o chirurgica. Normalmente si preferisce iniziare con una terapia farmacologica; i colliri in commercio contengono una o più molecole in grado di ridurre la pressione con meccanismi differenti e possono essere utilizzati da soli o in associazione per aumentarne l’efficacia:

Il glaucoma è in definitiva un “ladro silenzioso”, la cui pericolosità è rappresentata proprio dalla quasi totale assenza di sintomi (se si esclude l’attacco acuto): una persona che ne è affetta e che non si sottopone a controlli oculistici periodici può andare incontro a danni permanenti a carico del nervo ottico e quindi alla perdita della vista. Inoltre, l’aderenza alla terapia, lunga e non priva di effetti collaterali indesiderati, è messa a dura prova proprio dalla sensazione di benessere che fa credere al paziente di non essere malato. Per questo risulta fondamentale il ruolo dello specialista oculista, che deve insistere sull’importanza di sottoporsi a controlli rigorosi e frequenti e attenersi scrupolosamente alla prescrizione medica.