Iperuricemia e gotta, trattiamole con le piante

Ripe black currant (Ribes nigrum L. )

Fitoterapia e Gemmoterapia possono essere impiegate in prevenzione degli attacchi acuti e come terapie coadiuvanti

La gotta è una malattia reumatica causata da un’alterazione del metabolismo purinico, il cui prodotto finale è l’acido urico. Nel sito della FIMMG – Federazione Italiana Medici di Medicina Generale –  si legge che: “L’iperuricemia cronica con deposito di urato (gotta), malattia cronica e multisistemica, è una forma comune di artrite, che colpisce l’1-2% dei soggetti adulti nei Paesi industrializzati, in cui rappresenta l’artrite infiammatoria più frequente nella popolazione maschile. La prevalenza è molto più elevata tra gli uomini che tra le donne e aumenta con l’età. Nelle donne si sviluppa prevalentemente dopo la menopausa, perché la caduta degli estrogeni, ormoni con effetto uricosurico, incrementa l’uricemia…”. Le purine endogene rappresentano la principale fonte di acido urico, con incremento nella produzione che dipende dall’attività sintetica e dal riciclo delle stesse. L’altra fonte di acido urico, quantitativamente minore, è rappresentata dalle purine esogene, introdotte con la dieta, mentre una piccola quota è di derivazione catabolica tissutale. La concentrazione di acido urico nei liquidi corporei è il risultato dell’equilibrio tra ritmo di produzione e velocità di escrezione: cause della malattia sono l’aumentata produzione o la ridotta escrezione renale di acido urico.

Scrivono alcuni autori:“Non necessariamente un iperuricemico è anche un gottoso né un gottoso è necessariamente iperuricemico: Frequenza dell’iperuricemia: 20-25%; Frequenza della gotta: 1-3% (paesi occidentali);   Rapporto Iperuricemia:gotta = 10:1. La dieta ha un ruolo non trascurabile, sia pure meno importante di quanto ipotizzato nel passato, nel favorire l’iperuricemia. Il consumo di carne, pesce, frutti di mare e di cibi ad alto contenuto di fruttosio e l’assunzione di birra e, più in generale, di alcolici aumentano i livelli di acido urico, sia pure in modo non clamoroso. Ciò rende ragione di come nei paesi occidentali l’uricemia media sia sostanzialmente raddoppiata dagli inizi del Novecento ai giorni nostri con un trend in ulteriore aumento”. Sarà essenziale portare l’uricemia a valori < 6 mg/dL tramite l’impiego di farmaci specifici, sospendere l’assunzione dei farmaci che possono facilitare la comparsa dell’iperuricemia, modificare le abitudini di vita in modo da favorire il calo ponderale nel soggetto in sovrappeso, favorire un apporto idrico abbondante in particolare di acqua alcalinizzata, ecc…

Le piante più indicate

In Fitoterapia saranno impiegate piante medicinali che la tradizione fitoterapica utilizza da sempre per l’azione uricosurica (Physalis alkekengi, Orthosiphon s., Hieracium pilosella, Zea Mais stigmi, Ononis spinosa, Equisetum arvense, Betula alba, Ribes nigrum, Filipendula ulmaria, ecc.): quella che maggiormente viene segnalata in questo ambito è Physalis alkekengi.

Il frutto di Physalis alkekengi L., pianta erbacea perenne, quando è maturo, a settembre, è commestibile: le bacche, infatti, dal caratteristico sapore acidulo ma gradevole, possono essere consumate fresche (10-15 g/die) oppure, per uso alimentare, preparate in vario modo (succo, marmellata, candite o ricoperte di cioccolato, ecc.). Ricche in carotenoidi e vitamina C, possiedono proprietà vitaminizzanti, rinfrescanti, diuretiche, urico-eliminatrici e blandamente lassative. Elevata risulta, inoltre, la concentrazione di principi ad azione antiossidante in grado di ridurre i danni causati all’organismo dai radicali liberi. La tradizione fitoterapica utilizza da sempre Physalis alkekengi per il trattamento delle forme reumatiche, della gotta e della litiasi renale (calcolosi da ossalati di calcio).

Avvertenze: la letteratura non segnala effetti secondari e tossici alle dosi terapeutiche, a meno che non vi sia una particolare sensibilità individuale. Come per tutte le piante ad azione diuretica, prestare attenzione alla contemporanea assunzione di farmaci diuretici (sommazione d’effetto).

Posologia: Physalis alkekengi T.M.: 40 gocce, diluite in acqua, 1-3 volte al dì.

Frutto di Alkekengi

Si segnala che in Fitoterapia è assolutamente sconsigliato l’uso di Colchicum autumnale L. (Colchico): anche se la colchicina (il principio attivo della pianta) ha trovato indicazione nel trattamento dell’accesso acuto della gotta, in quanto è in grado di determinare una drastica remissione dell’attacco acuto e, se tempestivamente assunta, lo previene (azione anti-infiammatoria), “attualmente numerosi sono quelli che ritengono che tenuto conto del bilancio rischio-beneficio, la colchicina dovrebbe essere utilizzata solo in caso di fallimento di un anti-infiammatorio (paracetamolo o ibuprofene)”. La sua posologia (prescrizione esclusivamente medica) deve essere, inoltre, estremamente cauta, visto l’elevata tossicità (rischio di tossicità gastroenterica e midollare).

Colchicum autumnale può invece essere impiegato in Omeopatianel trattamento della gotta e delle forme reumatiche legate a uno stato di iperuricemia: la diluizione omeopatica annulla, infatti, la tossicità della pianta. È bene, quindi, non confondere i due ambiti prescrittivi (Fitoterapia/Omeopatia).

Posologia: Colchicum 5 CH, 5 granuli 2-4 volte al dì.

In Gemmoterapia sono indicati:

Linfa di betulla 1DHo Betula verrucosa linfa 1DH: presenta una spiccata attività diuretica e uricolitica, e ciò la rende un ottimo drenante generale per l’organismo. Nel trattamento dell’iperuricemia può essere considerata rimedio di prima scelta, in quanto con il suo impiego si riesce a ottenere una diminuzione del rischio non solo vascolare, ma anche articolare, sempre presente nell’iperuricemia. Manifesta anche una blanda azione antalgica, sostenuta dalla presenza di due eterosidi: betuloside e monotropitoside che, per idrolisi, liberano salicilato di metile ad attività analgesica e antinfiammatoria.

Posologia: Linfa di betulla 1DH, 50 gocce, diluite in acqua e sorseggiate lentamente, 2 volte al dì.

Fraxinus excelsior M.G.1DH: le gemme del Frassino manifestano un organotropismo elettivo nei confronti delle vie urinarie e dell’apparato locomotore. Dotate di proprietà diuretiche e uricosuriche, rivelano anche interessanti proprietà antinfiammatorie, in particolare a livello di ligamenti e sinovie: diminuendo la flogosi aiutano a lenire la componente algica, contribuendo quindi a migliorare la funzionalità articolare. Per l’azione diuretica, che contribuisce all’eliminazione delle scorie metaboliche (urea e acido urico), oltre a favorire il drenaggio a livello dell’emuntorio renale, può essere quindi impiegato nel trattamento della gotta (Linfa di betulla 1DH).

Posologia: Fraxinus excelsior M.G.1DH, 50 gocce, diluite in acqua e sorseggiate lentamente, 2 volte al dì.