L’impronta epigenetica

Un consiglio in più che i farmacisti possono dispensare ai giovani padri che acquistano farmaci per i figli oppure che arrivano in farmacia con la loro famigliola è quello di esortarli a condurre una vita sportiva o quantomeno non sedentaria

Esortare i propri figli a non svolgere una vita sedentaria non soltanto è utile per salvaguardare la loro salute, un consiglio quasi scontato da dare a tutti, quanto piuttosto per tutelare quella dei propri bambini, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo della loro componente intellettiva. Non si tratta semplicemente di offrire loro un buon esempio di sano stile di vita, come potrebbe sembrare ovvio, ma piuttosto di impartire al loro sviluppo psico-intellettivo un’impronta quasi genetica di crescita, un po’ come dire che le virtù dei padri ricadono sul cervello dei figli.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Cells Reports dai ricercatori dell’Università tedesca di Gottingen, infatti, i padri con uno stile di vita non sedentario lascerebbero in eredità ai loro figli una migliore intelligenza. Siamo nel campo della cosiddetta epigenetica* che è diversa dalla genetica dove un carattere è impresso in maniera indelebile nel DNA, trasmettendo ad esempio i capelli biondi o gli occhi azzurri da una generazione all’altra. Si tratta, invece, della cosiddetta ereditarietà epigenetica, scoperta nel ’900 da Ernest Everett Just dell’Università di Chicago, che si trasmette per un periodo di tempo limitato usando il più labile RNA: un po’ come se nel nostro genoma un certo tratto venisse scritto a matita, piuttosto che a penna. L’RNA è la matita che, col tempo, si può cancellare, mentre il DNA è la penna che verga il tratto in modo granitico.

Gli eventi gravi

Finora i caratteri epigenetici studiati erano legati a eventi drammatici, come l’abuso, oppure catastrofici come, ad esempio, il crollo delle Torri Gemelle che hanno sconvolto la vita dei sopravvissuti e delle loro famiglie, figli compresi. In questi casi, però, il confine fra il cosiddetto disturbo post-traumatico da stress e l’alterazione epigenetica restava piuttosto labile: il carico genitoriale che si portano dietro i figli è psicologico o epigenetico? La risposta è arrivata nel 2015 dalla psichiatra americana Rachel Yehuda della Mount Sinai School of Medicine con uno studio pubblicato sulla rivista Biological Psychiatry, secondo cui in realtà i tratti epigenetici non si cancellano mai del tutto, mentre le cicatrici del disturbo post-traumatico da stress se ne vanno in genere dopo due o tre anni.

Con particolari esami ematochimici si possono invece rintracciare ancora oggi nei nipoti dei sopravvissuti all’olocausto i segni dell’impronta epigenetica: la loro concentrazione di cortisolo, l’ormone dello stress, risulta infatti tuttora ridotta. Il cortisolo stimola il desiderio di alimenti calorici, funzione anticamente importante perché lo stress aiutava a fronteggiare i pericoli che richiedevano in fretta calorie per combattere o fuggire. Nelle donne rimaste internate nei lager l’attivazione del cortisolo si sarebbe ridotta epigeneticamente per evitare un normale desiderio di cibo, che non poteva ovviamente essere soddisfatto. Se poi queste donne si trovavano all’inizio di una gravidanza, quel tratto epigenetico è stato trasmesso ai figli che avevano in grembo, i quali l’hanno tramandato ai nipoti il cui cortisolo, nonostante l’attuale abbondanza di cibo, risulta tuttora ridotto e finisce così con l’esporli al rischio di sindrome metabolica, obesità o insulino-resistenza perché il loro sistema di regolazione della fame non funziona bene.

Impronta personale

Le modificazioni epigenetiche che tutti accumuliamo nella vita non alterano il nostro DNA ma, attraverso l’RNA, gli impartiscono un’impronta personale che ne cambia la risposta funzionale, rendendo ognuno di noi un essere unico che risponde in maniera particolare agli stimoli. Secondo la Yehuda questa unicità epigenetica passerebbe alla prole già in utero attraverso la variazione dei nucleotidi RNA: un’ipotesi affascinante a cui il recente studio tedesco di Gottingen aggiunge ora il contributo dello stile di vita del compagno.

Sarebbe la prima trasmissione di un carattere di tipo neurologico ad opera del padre, dato che l’influenza della dieta del padre sulla prole, in quel caso poco vantaggiosa, era già stata evidenziata da precedenti studi per quanto riguarda il metabolismo di lipidi e colesterolo. Il carattere epigenetico cognitivo sarebbe trasmesso da due nucleotidi dello sperma, il microRNA 212 e il 132, che fungono da veicolo di trasmissione della variazione indotta dal fitness nelle aree cerebrali dei padri e che passa ai figli anche se le madri non praticano questa attività.

Le linee guida dell’OMS

Il risultato è stato per ora ottenuto nel topo e non nell’uomo, ma a conforto dell’importanza di questa scoperta sono state recentemente diffuse dall’OMS le linee guida 2017-2025 contro la demenza, che sanciscono come proprio l’esercizio fisico sia una delle misure principe per difenderci dalla demenza. Determina, infatti, una maggiore plasticità neuronale nell’ippocampo, area fondamentale per le facoltà cognitive e proprio quella in cui le sinapsi aumentano nei padri atletici prima e nei loro figli poi, con il risultato di una migliore intelligenza ereditata dai figli e un minor rischio di demenza in chi fa loro questo regalo.

Ambiente arricchito

Il cosiddetto ambiente arricchito usato nello studio dei ricercatori di Gottingen migliora sia nell’uomo che nel topo lo sviluppo cerebrale, opponendosi a disturbi neurodegenerativi come la demenza. Se per l’uomo si può intendere per ambiente arricchito l’associazione di attività fisica e intellettuale, per il topo l’ambiente arricchito è una gabbia non sovraffollata con labirinti, tunnel, ruote e accompagnamento musicale di fondo. Dopo aver confermato che i topi allevati per 10 settimane in questo modo presentano un aumento delle sinapsi nervose a livello dell’ippocampo, i ricercatori tedeschi hanno confrontato la loro prole con quella di topi cresciuti in ambienti non arricchiti nei quali non era stato rilevato aumento delle sinapsi. Peraltro, nessuna delle madri topine era stata mantenuta in un ambiente arricchito.

Il risultato è stato univoco: soltanto nei figli dei topi maschi vissuti in ambiente arricchito c’è stato aumento delle sinapsi, tradottosi in comportamenti maggiormente esplorativi che sono notoriamente considerati equivalenti a una migliore intelligenza umana e da ciò i ricercatori hanno azzardato l’ipotesi di estrapolare i risultati anche all’uomo. Resta ancora da verificare se un ambiente arricchito anche per le topine femmine o un costante fitness per le donne possa ulteriormente aumentare questo processo di arricchimento intellettivo della prole. O, viceversa, vedere se il fenomeno si presenta anche quando a condurre uno stile di vita poco sedentario siano solo le madri e non i padri, una situazione sempre più frequente con mariti poco propensi ad andare in palestra come le loro mogli, più attente di loro alla linea.

*Epigenetica: studio delle modifiche chimiche, a carico del DNA o delle regioni che lo circondano, che non coinvolgono cambiamenti nella sequenza dei nucleotidi. Tali modifiche regolano l’accesso dei fattori di trascrizione ai loro siti di legame sul DNA e regolano in modo diretto lo stato di attivazione funzionale dei geni. Poiché l’esperienza ambientale modula i livelli e la natura dei segnali epigenetici, essi sono considerati fondamentali nel mediare la capacità dell’ambiente di regolare il genoma. (da Enciclopedia Treccani)