Obesità e apnea ostruttiva del sonno

L’apnea ostruttiva del sonno, nota anche come OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome) è una condizione clinica caratterizzata da transitorie ma ripetute interruzioni del respiro durante il sonno dovute all’ostruzione parziale (ipopnea) o completa (apnea) delle vie aeree superiori

Secondo il Rapporto Osservasalute 2017 più di un terzo della popolazione adulta italiana (35,5%) è in sovrappeso, mentre poco più di una persona su 10 risulta obesa (10,4%). L’obesità, contrassegnata da un Indice di Massa Corporea ›30 (l’IMC si calcola dividendo il peso corporeo in kg per l’altezza in metri elevata al quadrato) è associata a una serie di disturbi tra cui il diabete, l’ipertensione, malattie cardiovascolari, alcune patologie tumorali e problemi respiratori. La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno interessa più frequentemente le persone in sovrappeso e gli uomini (in particolare quelli con circonferenza del collo >43 cm), nelle donne è di solito presente dopo la menopausa. Le principali condizioni che favoriscono l’insorgenza delle apnee notturne sono riconducibili all’obesità, a un’ostruzione delle vie aeree superiori (deviazione del setto nasale, tonsille e adenoidi ipertrofiche nel bambino ecc.), abuso di bevande alcoliche prima di coricarsi, assunzione di farmaci ipnotici e sedativi. In particolare, la sindrome ostruttiva nell’obeso è dovuta all’accumulo eccessivo di grasso mediastinico e viscerale che determinano rispettivamente una compressione delle vie aeree e sollevamento del diaframma. È dovuta inoltre all’accumulo di grasso intorno alla laringe responsabile del rilasciamento parietale della stessa e di grasso attorno al palato molle, responsabile a sua volta della riduzione del calibro faringeo e spesso dell’ostruzione.

Sintomi e complicanze

Le persone affette da OSAS iniziano a russare fin dalle prime fasi del sonno. In tale periodo si riduce il tono muscolare delle pareti del faringe, mentre la posizione supina favorisce la caduta all’indietro della lingua e del palato molle ormai rilasciati, potenziando ulteriormente l’ostruzione delle vie aeree.
Il russamento, provocato dall’aria che cerca di passare attraverso i tessuti molli delle vie aeree parzialmente ostruite facendole vibrare, diventa sempre più forte fino a che l’ostruzione diviene completa e il soggetto smette di respirare per qualche secondo. L’abbassamento dei livelli di ossigeno e l’aumento dell’anidride carbonica nel sangue arterioso influenzano a loro volta il centro inspiratorio con conseguente ripresa del processo respiratorio. Il cervello, in pratica, reagisce interrompendo transitoriamente il sonno, mentre l’improvviso risveglio fa recuperare il tono muscolare delle vie aeree ponendo fine all’apnea. Oltre al russamento, gli episodi ricorrenti e stressanti di apnea e risvegli che caratterizzano l’OSAS, attivano una molteplicità di effetti secondari che possono compromettere la vita di relazione o aggravare lo stato di salute esponendo il paziente a complicanze polmonari, metaboliche (diabete), cardiovascolari e cerebrovascolari. I più frequenti sono:

Diagnosi e trattamento

In caso di sospetto diagnostico sulla base dei sintomi riferiti dal paziente o dal partner (russamento abituale da almeno 6 mesi, pause respiratorie durante il sonno, risvegli con sensazione di soffocamento e sonnolenza diurna) il medico può sottoporre il paziente all’esame polisonnografico, un insieme di misurazioni strumentali che consentono di rilevare durante il sonno notturno il russamento, le apnee e le ipopnee, il livello di ossigeno nel sangue, movimenti del torace e dell’addome, l’attività cardiaca ecc. Con tale indagine è possibile confermare la diagnosi di OSAS e stabilirne la gravità in base all’indice apnea-ipopnea (numero di apnee e ipopnee che si manifestano mediamente durante un’ora di sonno). Un indice tra 5 e 14 comprova una diagnosi di OSAS di grado lieve, tra 15 e 30 una OSAS di grado moderato e un indice superiore a 30 certifica una OSAS di grado severo. Le sindromi di grado moderato o severo si associano a episodi di sonnolenza giornalieri.

La scelta terapeutica deve necessariamente tener conto dell’entità del disturbo respiratorio, della gravità dei sintomi associati e delle eventuali comorbilità. Nei pazienti con sindromi ostruttive di grado lieve e in assenza di patologie cardiache il trattamento prevede la semplice osservanza di alcune misure comportamentali:

Le malattie infiammatorie delle prime vie aeree (sinusiti, congestioni nasali ecc.) vengono trattate con decongestionanti nasali, spray cortisonici, irrigazioni nasali con soluzione salina; i cerotti nasali trovano impiego quando l’ostruzione nasale interessa la parte anteriore del naso. In presenza di OSAS moderata-severa la CPAP (Pressione Positiva Continua delle vie Aeree) rappresenta il trattamento di prima scelta con cui normalizzare le funzioni respiratorie, interrompere il russamento, proteggere dalle complicanze metaboliche, polmonari e cardiovascolari. Il dispositivo si avvale di una maschera nasale o naso-bocca collegata a una macchina che eroga aria pressurizzata in grado di mantenere la pervietà delle vie aeree durante il sonno. Quando le apnee ostruttive sono associate ad alterazioni anatomiche delle vie aeree superiori si può ricorrere alla terapia chirurgica: correzione del setto nasale deviato, asportazione delle tonsille ipertrofiche, interventi sulla mandibola o nella parte posteriore del palato.