Periartrite scapolo-omerale, curarla con la fitoterapia

Diminuire il dolore, attenuare le contratture muscolari e recuperare la funzionalità articolare… il tutto con le piante

La Periartrite scapolo-omerale, termine introdotto nel 1872 per descrivere una sintomatologia dolorosa dovuta a un’infiammazione delle strutture periarticolari, localizzata cioè intorno all’articolazione della spalla, è conosciuta oggi anche come sindrome da conflitto della cuffia dei rotatori. Grazie alla diagnostica sempre più raffinata (RMN, artroscopia, ecc.), infatti, è stato possibile evidenziare quali fra le parti anatomiche che costituiscono l’articolazione della spalla (muscoli, tendini, borse sierose) siano quelle compromesse. Si è potuto così rilevare come, oltre ai  processi infiammatori a carico delle strutture osteo-muscolo-tendinee (borsite, tendinite), possano sussistere fenomeni di tipo degenerativo: il quadro lesionale, in seguito a condizioni anatomiche sfavorevoli, può evolvere infatti nella rottura della cuffia dei rotatori,  quindi in una progressiva cronicizzazione, con evoluzione verso la fibrosi.

Questa sindrome si presenta con maggiore frequenza dopo i 40 anni, e può comparire spontaneamente o in seguito a traumi (utilizzo intensivo dell’articolazione, caduta, ecc.). Clinicamente si distingue una forma acuta (spalla dolorosa) e una forma cronica che si sviluppa gradualmente. Il paziente avverte dolore e limitazione dei movimenti (impotenza funzionale dell’articolazione colpita). Se il dolore è molto forte, il paziente tende a muovere sempre meno l’articolazione favorendo, quindi, l’immobilizzazione progressiva della spalla e se non viene seguita una terapia adeguata, si arriverà alla cosiddetta “spalla congelata”. I principali obiettivi della terapia sono la diminuzione del dolore, l’attenuazione delle contratture muscolari e il recupero della funzionalità articolare.

Fitoterapia – Gemmoterapia

Nel trattamento della spalla dolorosa possono essere impiegate preparazioni fitoterapiche e gemmoderivati ad attività antinfiammatoria e antalgica che, grazie all’azione sintomatica e di terreno potranno contribuire a lenire il dolore e facilitare il recupero funzionale (Harpagophytum procumbens, Boswellia serrata, Erigeron canadensis, Ribes nigrum, Salix alba, ecc.). Qualora sia concomitante uno stato di ansia, sarà opportuno intervenire con preparati che affiancano all’attività sedativa proprietà antispasmodiche e antalgiche (Valeriana officinalis, Passiflora incarnata, Melissa officinalis, Eschscholtzia californica, Tilia tomentosa ecc.). Fitoterapia e gemmoterapia potranno integrare, inoltre, il trattamento farmacologico classico quando questi si rende necessario sia limitando gli effetti collaterali sia ottimizzandone l’azione.

In particolare, le radici secondarie di Harpagophytum procumbens DC (Artiglio del diavolo) contengono una elevata concentrazione di glicosidi iridoidi (arpagoside, arpagide, procumbide) responsabili delle proprietà antiinfiammatorie ed analgesiche della pianta. H. procumbens agisce, infatti, in modo significativo sulla rigidità articolare ed è considerato un “utile sostegno alla terapia medica” in quanto è in grado di attenuare il dolore e di migliorare la mobilità articolare. Il suo impiego è stato approvato dalla Commissione E del BfArM per trattare patologie muscolo-scheletriche quali artrosi e lombalgia; ESCOP ne ha ugualmente riconosciuto l’efficacia per combattere il dolore che accompagna artrosi e patologie tendinee. 

Avvertenze: si consiglia l’assunzione a stomaco pieno. Evitare in caso di gastrite e ulcera gastro-duodenale. Possibili interazioni con i farmaci anticoagulanti, cortisonici, FANS, ecc.
Posologia: Estratto secco (titolato in iridoidi totali): 1-3 cps al dì al dì; T.M.: 50 gocce, diluire in acqua, 1-3 volte al dì.

Boswellia serrata Roxb. (Boswellia): La resinaottenuta dallaBoswellia (Salai guggal), contenente acidi boswellici e loro derivati, è conosciuta per le proprietà antinfiammatorie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico e delle vie respiratorie (proprietà broncodilatatrici). Sembra che le proprietà antiflogistiche della pianta siano utili per trattare non solo i dolori artrosici, ma anche patologie auto-immuni come l’artrite reumatoide. La pianta rientra fra i costituenti di pomate e creme analgesiche contro i dolori articolari.

Avvertenze: raramente si possono manifestare lievi disturbi gastrointestinali o allergie cutanee. L’uso è controindicato in gravidanza (rischio di aborto).
Posologia: Estratto secco (titolato in acidi boswellici min. 65%): 1 cps (300-400 mg) 1-3 volte al giorno.

Erigeron canadensis L. (Erigeron): si deve al medico fitoterapeuta francese Henry Leclerc (1870- 1955), autore del famoso testo “Précis de Phytothérapie”, la segnalazione relativa all’ efficacia di questa pianta nella terapia della periatrite. E. canadensis manifesta, infatti, attività antalgica, antinfiammatoria e uricolitica. Grazie al suo impiego si può verificare il recupero della funzionalità dell’apparato muscolotendineo e la scomparsa graduale dei fenomeni iperalgici.

Avvertenze: per la presenza di tannini prescrivere con cautela in soggetti affetti da gastrite. Evitare in caso di ulcera gastro-duodenale.
Posologia: Estratto secco: 100-200 mg per cps, 1cps 2-3 volte al dì; T.M.: 50 gocce, diluire in acqua, 3 volte al dì.

A livello topico risulterà utile prescrivere formulazioni basate sull’impiego di piante ad azione vasculotropa e antiflogistica (Aesculus hippocastanum, Hamamelis virginiana, Arnica montana, ecc.) in modo da ovviare, migliorando la vascolarizzazione, alle turbe nutrizionali locali e facilitare, quindi, la ripresa funzionale. Aesculus hippocastanum L. (Ippocastano)manifesta azione flebotonica, antiedemigena e antiflogistica; Hamamelis virginiana L. (Amamelide) si caratterizza oltre che per le proprietà flebotoniche, anche per una interessante azione analgesica. Arnica montana L. (Arnica) caratterizzata da uno spiccato tropismo per il tessuto muscolare e per i capillari, risulta efficace oltre che nel trattamento dei traumi contusivi, anche nel semplice indolenzimento muscolare (crema al 10 -20 %; Gel al 5%).

In Gemmoterapia sono segnalati: Ribes nigrum MG 1DH, per l’azione cortisone-like, Ampelopsis weitchii MG 1DH unisce all’azione antiflogistica, quella di prevenire e limitare la comparsa di fenomeni degenerativi a carico di tendini e ligamenti, Rosa canina MG 1DH, per l’azione antinfiammatoria a carico della sinovia. Utile sarà la somministrazione di Tilia Tomentosa MG 1DH, gemmoderivato dalle proprietà ansiolitiche e spasmolitiche. Con questo gemmoterapico è buona norma iniziare la terapia partendo dalla posologia minima per poi aumentarla con gradualità (Tilia Tomentosa MG1DH, 20 -50 gocce, 1-2 volte al dì)

  • Ribes nigrum MG1DH, 50 gocce, diluite in acqua, 15 minuti prima di colazione
  • Ampelopsis weitchii MG1DH, 50 gocce, diluite in acqua, 15 minuti prima di pranzo e cena
  • Tilia tomentosa  MG1DH, 20-50 gocce, diluite in acqua,  30 minuti prima di coricarsi
    (cicli di 2 mesi).

Il drenaggio

Quando la terapia farmacologica risulterà di prima scelta (fase acuta), sarà importante effettuare un drenaggio intraterapeutico al fine di limitare i possibili effetti collaterali del farmaco assunto e per ottimizzare la risposta terapeutica: il drenaggio di­venterà, allora, un trattamento complementare a quello di base. Particolarmente efficace  Linfa di betulla 1DH, gemmoderivato che presenta un organotropismo articolare e un’azione antinfiammatoria oltre che diuretica e che aiuterà a limitare gli eventuali effetti iatrogeni di cortisonici e Fans.

Drenaggio intraterapeutico
Linfa di betulla 1DH, 30 gocce, diluire in acqua, 2 volte al dì, dall’inizio del trattamento farmacologico e per 3 settimane.