Raffreddore e influenza: l’importanza di riposare bene

Quando è colpito da una patologia da raffreddamento, il paziente sente istintivamente bisogno di riposo, una sensazione psico-fisica che risponde a bisogni biologici che trovano conferma nella scienza. Lo studio della comprensione del funzionamento del sistema immunitario e della biochimica del sonno hanno mostrato che esiste una associazione tra difese immunitarie e infiammazione a livello molecolare

È probabile che le infezioni aumentino il bisogno di riposo negli uomini, come in tutti animali, e si ritiene che questo faccia parte di una risposta immunitaria adattiva. Spossatezza e sonnolenza sono considerati, insieme alla febbre, parte integrante della risposta iniziale dell’organismo alle malattie infettive. Al momento, nessun farmaco è capace di promuovere guarigioni rapide. Al contrario, il riposo assoluto pare accelerare i tempi di guarigione dal raffreddore. Per un paziente adulto non immunodepresso, il miglior modo di affrontare raffreddore e influenza, come gran parte delle infezioni virali, è dunque con il riposo. Questo infatti permette all’organismo di rispondere naturalmente con le proprie difese immunitarie.

Il sonno e il sistema immunitario

Il sonno è un processo che occupa un terzo della vita dell’essere umano ed è essenziale perché l’individuo possa mantenere l’omeostasi corporea. Il sonno emerge come un importante regolatore del sistema immunitario, poiché durante il sonno si svolgono le funzioni necessarie per mantenere il suo equilibrio. D’altra parte, la diminuzione del sonno ha effetti deleteri che alterano il metabolismo e producono un aumento della secrezione di proteina C-reattiva, interleuchina (IL)-6 e fattore di necrosi tumorale (TNF). Queste citochine attivano NF-κB; quindi, il disturbo del sonno può essere un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie infiammatorie croniche e metaboliche. Le citochine pro-infiammatorie IL-1, IL-6 e TNF aumentano il sonno con movimenti oculari non rapidi, mentre le citochine anti-infiammatorie come IL-4 e IL-10 lo diminuiscono. Il sonno può modificare la funzione del sistema immunitario inducendo cambiamenti nell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e nel sistema nervoso simpatico. A sua volta, il ritmo circadiano di ormoni come il cortisolo e l’adrenalina, che hanno una diminuzione notturna, favorisce diverse attività del sistema immunitario (Rico-Rosillo MG et al. Rev Alerg Mex. 2018;65:160-170).

La carenza di sonno può influire negativamente sulla guarigione

Prove sperimentali dimostrano che la perdita di sonno può influenzare negativamente le componenti del sistema immunitario fondamentali per la resistenza dell’ospite alle malattie infettive. Inoltre, la breve durata e i disturbi del riposo predicono prospetticamente una maggiore suscettibilità alle infezioni delle vie respiratorie superiori. Si è osservato, infatti, che i soggetti che dormono poche ore durante la notte tendono ad ammalarsi più facilmente rispetto a quelli che dormono 6-8 ore per notte. La ricerca scientificca, nell’ultimo decennio, ha documentato il fatto che i disturbi del sonno abbiano una forte influenza sul rischio di malattie infettive, sull’insorgenza e la progressione di diverse malattie mediche importanti, comprese malattie cardiovascolari e cancro, e sull’incidenza della depressione.

Sempre più spesso, il campo si è concentrato sull’identificazione dei meccanismi biologici alla base di questi effetti. Il sonno, infatti, ha un effetto sull’immunità adattativa e innata. Le dinamiche dei disturbi del sonno, la restrizione e l’insonnia esercitano un impatto sulle risposte immunitarie antivirali, con conseguenze sulle risposte ai vaccini e sul rischio di malattie infettive, nonché sulle risposte immunitarie pro-infiammatorie. Un sonno insufficiente altera, quindi, le funzioni immunitarie, mentre un sonno adeguato è un fattore importante per sostenere una prima linea di difesa forte ed efficiente contro le infezioni.

La malattia disturba il sonno

Il rapporto è bidirezionale: in varie malattie infettive il sonno appare alterato. Un recente studio pilota (Brain Behav Immun. 2019 Jul; 79: 236–243) ha analizzato questa situazione, evidenziando come, durante la settimana con infezione respiratoria o influenza, le persone abbiano trascorso oggettivamente più tempo a letto e abbiano dormito più a lungo rispetto alla settimana in cui erano sani. Tuttavia, durante la malattia, i partecipanti hanno avuto anche più risvegli, maggiori difficoltà ad addormentarsi, peggiore qualità del sonno, più sonno inquieto e superficiale, anche se nessuna differenza significativa nella durata o efficacia del riposo. La maggior parte dei problemi si è verificata all’inizio della settimana di malattia, e la forza dei sintomi è parsa correlata a una peggiore qualità e a una maggiore irrequietezza del sonno. Questo studio suggerisce che avere un’infezione respiratoria è associato a passare più tempo a letto e a dormire più a lungo, ma anche a un sonno più disturbato, sia oggettivamente che soggettivamente.