Rischio carie e test salivari

Esistono metodi basati sull’analisi della saliva che ci permettono di mostrare la suscettibilità d’ogni singolo paziente di avere un alto, medio o basso rischio di sviluppare delle carie nel futuro. Tali metodiche consentono inoltre di individuare per ogni individuo esaminato quali fattori eziologici sono maggiormente considerati responsabili del rischio di carie e ci indicano le procedure da intraprendere per migliorare la situazione e ottenere i migliori risultati

La saliva svolge molteplici ruoli all’interno della cavità orale, ma spesso non le viene attribuita tutta l’importanza che merita. Essa permette:

La saliva deriva dalla:

La saliva parotidea o “sierosa” contiene molti ioni bicarbonato e amilasi, mentre la secrezione della ghiandola sottomandibolare contiene mucina e calcio. Le mucine sono essenziali per la funzione lubrificante della saliva. La saliva risulta, quindi, un fluido ideale per la diagnosi di molte condizioni e le sue proprietà possono essere valutate in diversi modi utilizzando dei test salivari. Questi test ci permettono di:

Le caratteristiche principali della saliva analizzate nei test sono: il flusso salivare, la capacità tampone e la concentrazione batterica di Streptococco Mutans e Lactobacilli.

Il ruolo del flusso salivare

Il flusso salivare svolge un ruolo importante nel rimuovere i detriti alimentari e i residui batterici nella cavità orale. È scientificamente accertato che riduzioni nella secrezione salivare hanno un importante effetto sia sul numero che sulla gravità delle carie.  I momenti del giorno hanno una considerevole influenza sulla produzione della saliva. Il flusso salivare diminuisce durante il sonno e aumenta di giorno. Una riduzione della quantità della secrezione salivare o cambiamenti delle proprietà della saliva determinano spesso serie conseguenze a livello della cavità orale, che possono influenzare la qualità di vita come:

Il secondo aspetto che viene valutato con il test salivare è la capacità tampone della saliva che consiste nella possibilità del nostro organismo di equilibrare l’ambiente acido che inevitabilmente viene a crearsi nella bocca a causa dell’acidità di alcuni alimenti ingeriti. Il test del pH salivare è costituito da una semplice cartina tornasole che, a contatto con la saliva, cambia la sua colorazione per indicare il valore del pH. È un test molto semplice ma molto utile per tenere sotto controllo la salute della cavità orale.

Nel corso della giornata i livelli di pH salivare subiscono fisiologicamente delle variazioni, dalla fase di neutralità a una fase più acida. Ciò accade a causa dell’assunzione dei cibi e alla loro fermentazione da parte della placca batterica presente nella bocca. Il livello di acidità raggiunto, il tempo di permanenza di uno stato acido salivare e la frequenza degli episodi di acidità salivare nel corso della giornata rappresentano variabili che condizionano lo stato di salute dei tessuti duri dentali. Infatti, il ripetersi di abbassamenti di pH salivare, che avvengono ad esempio quando si fanno più spuntini a base di snack e soft drinks durante il giorno favoriscono il processo di demineralizzazione dello smalto, ossia il suo indebolimento. Quando i livelli di bicarbonato nella saliva aumentano, si ha invece un innalzamento del pH e della capacità tampone e un maggiore impedimento alla crescita dei microorganismi batterici.

La saliva contiene al suo interno molte sostanze tra cui calcio, fosfati, fluoro, magnesio, sodio, potassio e cloro implicati nei processi di remineralizzazione. La masticazione del cibo e l’uso di chewing gum sono potenti stimoli per la secrezione di bicarbonato di sodio nella ghiandola parotidea. Bisogna anche sapere che pH troppo alti possono essere associati dalla formazione del tartaro, che si deposita più facilmente sulle superfici dentali e può compromettere la salute parodontale. Le due specie batteriche più importanti che causano la carie sono lo Streptococcus mutans e i Lactobacilli, in grado di produrre consistenti quantitativi di acidi. Quando l’ambiente orale raggiunge livelli di acidità piuttosto elevati, hanno inizio quei processi che, se non precocemente intercettati o prevenuti, portano allo sviluppo della carie. La quantità di questi batteri può essere valutata con dei test microbiologici della saliva.

Il test consiste nel prelevamento di un campione di saliva del paziente, ponendolo su una striscia di coltura che, a sua volta, viene collocata in uno speciale forno a temperatura costante. Sulla striscia, nelle successive 48 ore, comparirà un numero più o meno elevato di “macchioline” che sono appunto le colonie batteriche presenti nel cavo orale. La presenza di tali batteri nella saliva in quantità superiore alla norma indica un fattore di rischio per il paziente a causa di un’alimentazione eccessivamente ricca di zuccheri, accompagnata da una scarsa igiene orale. I test salivari sono quindi in grado di rivelare al soggetto che vi si sottopone il suo livello di rischio effettivo di ammalarsi di carie, permettendogli così di agire di conseguenza con la terapia più adatta al suo caso e di adottare un progetto di prevenzione personalizzata. Questo tipo di prevenzione viene soprattutto consigliata a coloro che, per motivi diversi, sono a più alto rischio di carie (prima infanzia, adolescenza, donne in gravidanza).

Le strategie di prevenzione della patologia cariosa in base ai risultati dei test salivari effettuati possono comprendere: